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Rivoluzione (1)

Non si dovrebbe pensare - ancora - alla rivoluzione nei termini di una "prosecuzione". E' assai più quello che dobbiamo eliminare della civilizzazione di quello che potremo mantenere in forma radicalmente modificata. Sarà ovviamente una questione eminentemente pratica stabilire se la civilizzazione è stata solo un incidente di percorso o anche una occasione. Certo una rivoluzione oggi non può che essere fatta (anche) contro la civiltà, specie nella sua forma recente a cui è stato dato il nome di "progresso". La civilizzazione, infatti, ha espresso fondamentalmente relazioni di dominio della nostra specie verso la natura (domesticazione etc.) e degli uomini verso loro stessi (classi), sicché ogni sua manifestazione è espressione di ciò (ogni istituzione non è altro che un apparato di potere che tende inesorabilmente a riprodurre se stesso; tutta la cultura, compreso il linguaggio ed il "tempo" secondo alcuni). Occorre precisare che anche lo sviluppo tecnico è espressione di questa "storia”, ossia non è "neutro". Il che vuol dire che una rivoluzione oggi non può che avere connotati del tutto antitetici a quelle avvenute nel corso della civilizzazione e proprio perché queste ultime furono il portato di quella. Così non si tratta di abbattere solo il sistema industriale, ma tutto ciò di cui sino ad ora abbiamo pensato di non poter fare a meno. Il sistema dell'istruzione, ad es., va interamente abbattuto anch'esso. Solo da "conservatori" si può lottare per la difesa della scuola pubblica, un sistema che prepara(va) alla disciplina del sistema del lavoro salariato e che oggi rappresenta solo un luogo di contenimento del crescente disagio sociale. Occorre rammentare che le attività da deficienti a cui siamo avvezzi e che chiamiamo "civili" sono un fatto recentissimo. Quando Lord Keynes sostiene che il capitalismo ed il mercato non sono sistemi attraenti oltre ad essere inefficienti, ma che non sappiamo cosa sostituirvi, dimentica di osservare (o non sa) che il capitalismo conta per il 2% della civiltà e questa per il 6,5% della storia di Homo Sapiens e questa per lo 0,6 della storia delle specie ominidi che già possedevano una intelligenza forse pari a quella della 'specie eletta' (occorre vedere come la si intende) e vivevano - in altro senso - anche meglio di noi. Se si riflette sul fatto che la concezione d'una storia lineare progressiva è un prodotto della civilizzazione recente ad uso e consumo apologetico della medesima, magari il "moto relativo della nostra epoca" appare in tutto il suo grigiore (poiché s'osserva anche quello assoluto). 02/09/2011