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del "fondamento"

https://www.youtube.com/watch?v=DK3lURpG-tc

 

Questa risposta la aveva già data anche Schopenhauer, delineando il "rapporto" tra realtà come volontà (non manifesta) e mondo come rappresentazione. La prima che si dà da sempre, non "causa" l'altro, non solo e non tanto perché "fuori" dal tempo, ma perché la relazione causale è fino a prova contraria una relazione conoscitiva, non ontologica, ossia propria della conoscenza umana ("scire per causas" dicevano i greci. '"scire", appunto. Siamo al mondo come "fenomeno"). Sicché essa non può affatto applicarsi a ciò che fuoriesce dall'ambito della conoscenza umana. In sostanza, la "volontà" (forza-energia fondamentale) è conditio sine qua non della conoscenza, dunque tutto ciò che caratterizza questa "non gli appartiene". Stesso ragionamento che si fa in genere per il principio di non contraddizione o per il lavoro rispetto alla forza-lavoro. Il primo è conditio sine qua non dell'argomentare, il secondo del valore. Come non si può perciò argomentare-confutare sul primo senza presupporlo, così non si può indicare un "valore" per il secondo essendone la fonte. Schopenhauer ci mette semplicemente in guardia sulla possibilità di argomentare sul fondamento d'ogni cosa, come pretendono fisici e filosofi.